Le convinzioni di fra Dolcino, motivo
di forte opposizione da parte di Roma, si basavano sulla suddivisione in
quattro epoche della storia ecclesiastica: secondo Dolcino, si era prossimi
alla quarta, durante la quale l’ordine e la pace sarebbero stati ristabiliti.
La fine dei giorni, diceva fra Dolcino, sarebbe arrivata presto.
La sua predicazione si svolse principalmente
intorno al lago di Garda.
Nei pressi di Trento, nell’anno 1303, conobbe Margherita
Boninsegna, che divenne sua compagna di vita e di predicazione. Il numero
degli apostoli, all’interno del movimento, ricominciò a crescere. Questo,
insieme al resto, contribuì ad attirare le ire di Roma e di papa Bonifacio VIII,
di cui Dolcino profetizzava la scomparsa a breve.
I pellegrinaggi lo portarono,
con i suoi seguaci, nel Vercellese e in Valsesia, dove
ricevettero grande accoglienza. Pare che fu questo entusiasmo a convincerlo a
occupare militarmente la Valsesia, avvalendosi dell’appoggio armato di Matteo
Visconti e facendone luogo per la messa in pratica dei propri precetti.
Il 10 marzo 1306, i seguaci di
fra Dolcino si recarono sul Monte Rubello, a Trivero, poco
distante dal Bocchetto Sessera, aspettando che le profezie dolciniane si
avverassero. Questo – purtroppo o per fortuna – non accadde, ma contro di loro
nacque una vera e propria crociata promossa dal vescovo di Vercelli, Raniero
degli Avogadro, il quale cooptò anche le milizie del Novarese. Gli abitanti,
scossi dalle pressioni che ricevevano dalla Chiesa, vessati, minacciati,
razziati dei loro beni, smisero di fornire a Dolcino sostegno e protezione.
Gli
adepti vennero catturati nella Settimana Santa del 1307, e quasi tutti furono
condannati a morte. Fra Dolcino, anch’egli condannato a morte, fu giustiziato
pubblicamente il primo giugno di quello stesso anno dopo che ebbe assistito
al rogo della sua amata Margherita, arsa viva insieme con il suo luogotenente
Longino da Bergamo sulle rive del torrente Cervo. Secondo Benvenuto da
Imola, Dolcino fu condotto su un carro per le strade di Vercelli, dove fu
torturato con tenaglie arroventate. Infine, fu issato sul rogo e arso di fronte
alla Basilica di Sant'Andrea.