Laura Pugno, il titolo del suo lavoro, ‘Fading Loss’, merita una spiegazione, perché è già di per sé motivo di una riflessione ambientale.“Letteralmente significa ‘perdita in dissolvenza’. In questo caso di un paesaggio. Non ce ne stiamo accorgendo, perché si tratta di cambiamenti morbidi, quasi impercettibili, ma è ciò che sta avvenendo in questo bosco che ho preso in esame all’Oasi Zegna. E il processo sarebbe stato irreversibile senza Fondazione Zegna che ha avviato un progetto lungimirante come
Zegna Forest, proprio per mettere in sicurezza il proprio patrimonio boschivo”.
Lei è nata a Trivero Valdilana. Però ha affermato che ‘Fading Loss’ le ha consentito di guardare questi boschi con occhi nuovi. “E’ vero. Prima non sapevo del bostrico, non conoscevo questo coleottero che porta gli abeti rossi alla morte. Ho dovuto guardare il mio territorio tenendo presenti queste nuove informazioni. Si dice spesso che noi vediamo quello che sappiamo".
Ci fa un esempio? “Ho sempre pensato che l’oscurità nei boschi fosse un fatto normale. Ma non è così. All’epoca della prima piantumazione, quella di Ermenegildo Zegna, furono scelti alberi della stessa età. Ma in natura il bosco è disomogeneo, ha punti di luce e di ombra, di vuoto e di pieno. Questo mi ha fatto riflettere sul fatto che il paesaggio (concetto diverso da natura) è una costruzione sociale. E’ la cultura che forma il nostro modo di osservare e di intervenire. Pensiamo solo a quanto sono diversi i canoni tra Oriente e Occidente”.